mercoledì 10 novembre 2010

La Lega di A vuole il potere

Giorni decisivi per il futuro del calcio italiano tra contratto calciatori (Abete chiederà "parere all'Alta Corte di Giustizia del Coni poi comunicherò il nome del commissario che dovrà portare avanti la trattativa" e il sindacato calciatori probabilmente risponderà con lo sciopero) e il tentativo della Lega di Serie A di diventare sempre più potente. "Principi per la revisione dello statuto federale": ecco il documento segreto, che possiamo svelare in esclusiva, che la Lega di Serie A ha presentato alla "commissione statuto", diretta dal vicepresidente Figc, e n.1 della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio. Una decina di pagine, studiate da Maurizio Beretta, il consiglio di Lega e gli avvocati. Un documento che se approvato cambierebbe tutti gli equilibri nel governo del calcio dando ai presidenti di serie A un potere determinante che attualmente non hanno perchè con lo statuto in vigore contano di più la Lega dilettanti e l'associazioni calciatori. La frattura fra serie A e il resto del calcio, a cominciare dalla Figc, diventa sempre più vistosa: Beretta e c. da giugno non siedono più in consiglio federale (dopo la norma sugli extraconunitari), hanno rotto con Abete e il sindacato per il contratto collettivo. Che le venti società di serie A vogliano davvero staccarsi e creare una Premier League all'italiana? A questo punto è più che un sospetto.

Ma ecco i punti più importanti del documento arrivato sul taviolo della Figc. Art. 20: "aumento della
rappresentatività della Lega Nazionale professionisti Serie A" nell'assemblea federale (al momento, la A con la B, "pesano" solo per il 17%). Elezione presidente federale, art.24.5: "Ripristino della candidatura presentata anche da una singola componente" (oggi deve essere presentata dalla maggioranza dei delegati di almeno due ma non poiù di re componenti). Art.24.7: introduzione del principio per cui la vicepresidenza vicaria spetta alla Lega di A nel caso in cui il presidente federale non sia il candidato della Lega di A ..." (ora il vicario è Carlo Tavecchio, n.1 della Lega Dilettanti). Inoltre, i presidenti di serie "A chiedono un incremento ad otto dei componenti il comitato di presidenza (ora sono sette), la "modifica del numero e della composizione del consiglio federale" (aspetto molto importante e delicato negli equilibri), "introduzione del principio che per le materie di specifico interesse del calcio professionistico l'approvazione richieda il voto favorevole della Lega o delle Leghe interessate" (art.27). "Ancora: "Fissazione a semplice o qualificata standard (2/3) della maggioranza necessaria per l'approvazione delle modifiche all'ordinamento dei campionati" (adesso il quorum è di 4/5). Curioso anche l'articolo 33-5: "Introduzione del principio per il quale l'inibizione disciplinare non precluda la partecipazione dell'inibito alle assemblee e ai consigli direttivi delle Leghe": ora non è possibile. Altrimenti a che serve l'inibizione?

La Lega di A inoltre vuole ricostituire l'Ufficio Indagini, ora assorbito nella maxiprocura, chiede anche un indennizzo (e una copertura assicurativa) per le società che danno calciatori alle nazionali A e under 21 (ora non sono preeviste). Per quanto riguarda gli arbitri, la Lega vuole tornare all'antico, con un suo "coinvolgimento" nella scelta dei designatori (cosa che Nicchi contesta fortemente). Insomma, in pratica: la Lega di serie A vuole più potere, su qualsiasi terreno, su qualsiasi argomento. Un documento molto forte, dettagliato, duro, rivoluzionario.

Ma la delegazione della serie A non si è mai presentata alla riunioni della commissione statuto, cosa che ha provocato non pochi malumori. Le modifiche statutarie della Lega non sono state accolte quindi bene: qualcuno le ha considerate richieste, più che proposte.

Tavecchio ha fatto da mediatore con Maurizio Beretta, ma l'assenza della delegazione della serie A e anche della serie B (presidente Andrea Abodi) non è piaciuta per niente soprattutto a Mario Macalli, presidente della Lega Pro, e a Marcello Nicchi, presidente dell'Aia (associazione italiana arbitri). Il 30 novembre si terrà un'altra riunione della commissione statuto, che entro fine anno dovrà pur concludere i suoi lavori: se non viene abolita la norma del largo consenso (o, traducendo, diritto di veto...) non c'è alcuna possibilità di uscire dalla palude. Lo sa bene anche Giancarlo Abete che ha voluto, appunto, la commissione statuto e anche quella riforma campionati (affidata a Mario Macalli). Ma l'ostruzionismo della Lega di serie A, cui si è aggiunta ultimamente quella di B, non ha certo favorito i lavori delle due commissioni. Per cui se Beretta e c. non si presenteranno il 30 novembre, le loro considerazioni-richieste-suggerimenti per la "revisione dello statuto federale" non saranno prese assolutamente in considerazione.

Classifica del tifo? Comanda l'Inter
L'Inter non guida più la classifica del campionato ma, almeno per ora, solo quella del tifo. Nei primi due mesi di campionato infatti la squadra nerazzurra è stata seguita al Meazza da una media di 63.317 spettatori, dato che piazza il club campione d'Italia nettamente davanti al Milan (secondo con 49mila 475 spettatori a partita). Il Napoli è terzo a quota 40.330 davanti a Lazio (35.560), Roma (33.351) e Palermo (25.963). La Juventus è undicesima con 21.665 spettatori a partita, mentre il Lecce chiude la graduatoria con una media di 7.761 tifosi. I dati forniti dal Centro Studi della Lega di serie A, diretto da Fabio Santoro, rivelano un dato allarmante-anche se non certo nuovo-per quanto riguarda le percentuali di occupazione degli spalti. Soltanto due squadre, Juventus ed Inter, superano la soglia del 75%: i nerazzurri sono primi anche in questa speciale classifica (79,13%, stadio da 80.018 posti a sedere), mentre i bianconeri seguono con il 77,39% (stadio da 27.994 posti). Lazio e Roma non superano la soglia del 50% (44,53% e 41,60%), oltrepassata peraltro da appena 13 squadre su 20. E la legge sugli stadi da oltre un anno non va avanti: adesso è ferma alla settima commissione cultura della Camera.

Nasce la Nazionale di calcio dei sindaci
Attori. Cantanti. Magistrati. Poliziotti. Adesso anche i sindaci. Nasce infatti domani la Nazionale dei sindaci: battesimo a Padova. La nuova squadra di calcio sarà guidata da Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci. In campo, il punto di forza è Carlo Nervo, sindaco di Solagna (Vicenza) ed ex calciatore del Bologna. L'incasso della prima partita sarà devoluto agli alluvionati di Vicenza.

Fonte: spycalcio