
Da oggi i calciatori e i dirigenti oltre ad essere sanzionati e squalificati dall'arbitro possono vedersi inibito l'ingresso allo stadio, e quindi sul terreno di giuoco in occasione delle gare disputate dalla propria squadra di appartenenza, dal questore che in applicazione dell'art.6 della legge 401/89 consente di vietare lo stadio ai tifosi violenti, può essere applicata anche ai calciatori e dirigenti rissosi. Tutto inizia dal ricorso della procura di Caserta che si era opposta all'ordinanza del GIP del tribunale di Santa Maria di Capua Vetere. Il questore di Caserta aveva disposto il divieto di accesso allo stadio per 18 mesi ad un calciatore ed ad un dirigente della Società di 3^ Categoria Calvi Risorta, appartenente al Comitato della LND della Campania, che si erano resi protagonisti di una rissa in campo e negli spogliatoi. La III^ Sez. della Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il questore può vietare l'accesso negli stadi ( i due tesserati avranno l'obbligo di presentarsi alla stazione dei carabinieri durante le partite) e affermato che "non può ipotizzarsi una rinuncia di giurisdizione da parte dello stato in favore di federazioni sportive, data la diversità tra tutela dell'ordine pubblico e repressione di condotte contrarie alla regolamentazione sportiva". PERSONANALMENTE RITENGO CHE VIENE MENO L'AUTONOMIA DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA CHE A MIO AVVISO DOVREBBE POTER RIAPRIRE IL CASO, ADEGUANDO LE SANZIONI, IN PRESENZA DI UNA CONDANNA PENALE.
E' indubbio che, in futuro, bisognerà che le federazioni tengano conto di quanto affermato dalla cassazione e prevedere un percorso che oltre a garantire l'autonomia dei regolamenti sportivi
eviti due pesi e due misure per atti di violenza fuori e dentro il campo.
Boris
1 commento:
Un blog che si preannuncia appetitoso, visto che proviene da chi di "palazzo" se intende... Speriamo che aiuti salvare quel poco di buono che ancora rimane al calcio italiano.
In bocca al lupo, Presidente.
Per quanto riguarda l'aspetto dell'intervento della magistrura in ambiti che non la riguarderebbero, mi trovi d'accordo, ma è un vecchio problema italiano, quello di "delegare" ai giudici spazi che non si ha il coraggio o la legittimazione per gestire in prima persona.
Mi spiego meglio: quando si presenta una situazione di crisi e/o di delegittimazione della parte "politica", si pensa bene di chiamare in soccorso la magistratura che, una volta occupati gli spazi di potere, non ha alcuna intenzione di mollarli.
Ci indignamo, da sportivi e giustamente, per i ricorsi al TAR, per le incursioni nella sfera disciplinare della Cassazione, ma quando arriva il terremoto moggiopoli, tutti a nasconderci dietro alla toga salvifica di Borrelli.
Se evitassimo di intasare gli organi federali, disciplinari e non, di appartenenti alla magistratura, che avrebbero già il loro bel daffare con il lavoro ordinario (le intercettazioni sulle vicende del basket bolognese sono raccapricianti), forse queste incursioni sarebbero limitate.
Ma questo presuppone una classe dirigente federale che non ha paura di alzare la voce, mentre questa mi sembra piuttosto deboluccia...o sbaglio?
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