domenica 20 febbraio 2011

LEGA di A: I"cappelli" di Beretta, le riforme e le risse fra le Leghe


Settimana importante, quella che viene per il calcio italiano. Domani ultima riunione della commissione statuto, presieduta da Carlo Tavecchio: a giugno assemblea straordinaria della Figc, con probabile ricorso al commissario ad acta. Martedì summit al Viminale per la tessera del tifoso e ultima riunione della commissione riforma campionati, presieduta da Mario Macalli. Il n.1 della Lega Pro, scatenato (sin troppo) ultimamente, propone una mini-riforma, tre gironi di Lega Pro da venti squadre ciascuno. L'Aic ribatte: 2 gironi di Prima divisione da 18 e 2 di Seconda da 20. Inoltre serie A a venti (come adesso) e B a 20 (ora è a 22: d'accordo anche Andrea Abodi, che molto si sta battendo per rasserenare gli animi). In attesa di una vera riforma dei campionati, almeno il 3 marzo il consiglio federale dovrebbe mettere lo stop ai ripescaggi, che è già un passo avanti quanto mai urgente. Sempre martedì 22 febbraio il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, dovrebbe essere nominato responsabile relazioni internazionali di UniCredit, incarico di grande prestigio: ma pare non abbia intenzione di lasciare la Lega di A, e molti presidenti sarebbero d'accordo. E il conflitto d'interessi? Non interessa a nessuno, tantomeno a Beretta (ma dove troverebbe il tempo per il doppio incarico?). In Lega, a Milano, non si è mai parlato del suo addio, almeno ufficialmente: anche se girano i nomi di eventuali eredi, il commercialista Simonelli (va bene che sia sponsorizzato da Adriano Galliani ma la Lega Nord che c'entra?) e Rosella Sensi, tra breve non più al comando della Roma. Intanto, non è stato ancora firmato il contratto collettivo: c'è da sciogliere il nodo dei collegi arbitrali, ma forse in settimana si sbloccherà la situazione. Mentre si continua a litigare furiosamente sui diritti tv (Lega Pro contro A e B) e sulla legge-stadi, ferma da oltre due anni: mercoledì probabile incontro del Pd con le Leghe Calcio. Meglio chiarirsi le idee, ma Giancarlo Abete, troppo buono, dovrebbe ricordare ai suoi amici politici (essendo stato un deputato Dc) che il mondo del calcio, senza entrare nel merito delle norme, è stanco di aspettare. Abete la sua parte la sta facendo, pur in mezzo a non poche difficoltà, per tentare di rilanciare il nostro calcio: ma deputati e senatori non fanno certo una bella figura. Il deputato radicale Beltrandi propone un'inchiesta parlamentare sul ''movimento calcistico italiano'' e su Calciopoli: lasciamo perdere, sono già in molti che indagano.

Fonte: Spy Calcio

mercoledì 9 febbraio 2011

calcio:Lo dicono tutti: la serie A è mediocre.

E probabilmente tutti - io compreso - spariamo una sentenza superficiale: è una definizione abbastanza velenosa da fare effettivamente comodo. La serie A è mediocre forse per la classifica senza padroni o quasi; mediocre perché non riusciamo a individuare una o più squadre che riescano a dominare senza problemi sulle altre. Discutiamo il Milan primo in classifica, abbiamo discusso fino a ieri l'Inter che nel 2010 - non dieci anni fa - ha vinto tutto il possibile.
Quasi nessuno crede in Napoli, Udinese e Palermo che vengono giudicate a prescidente "provinciali; Roma e Lazio non ne parliamo e così via. Nel giorno in cui però l'Italia gioca in amichevole in Germania, mentre la Francia affronta il Brasile e l'Argentina trova il Portogallo con uno show di grande calcio in cui la serie A non è assolutamente marginale ma protagonista c'è infatti una cosa che non riesco a capire e che contrasta con tutto questo scetticismo preconcetto: perché i tanti club di un campionato mediocre quasi si svuotano quando giocano le nazionali? Facendo un conto veloce vedo che le prime otto squadre della classifica hanno dato sessantuno giocatori alle nazionali per questa tornata di amichevoli. Ecco il dettaglio: Inter 11, Milan 10, Udinese 9, Palermo 8, Napoli e Roma 7, Juve 6, Lazio 3. Mi sembra un numero altissimo.
E se prendessimo in considerazione anche i club dell'altra metà della classifica e ci aggiungessimo magari gli under 21 sfondiamo senza problemi i cento giocatori in nazionale. Circa un quarto di tutti gli attuali calciatori della serie A gioca in una nazionale. Se il campionato italiano - come si dice - fosse così mediocre, non ci sarebbero così tanti giocatori selezionati dai ct di mezzo mondo. Non basta? Andiamo a vedere adesso le prime 12 posizioni della classifica marcatori (fino a 9 gol): troviamo nelle varie nazionali Cavani, Eto'o, Ibrahimovic, Matri, Borriello, Pastore, Pato e Pazzini. Restano fuori per motivi vari 4 italiani, Di Natale, Di Vaio, Quagliarella e Pellissier. In serie A abbiamo dunque uomini gol di alto livello internazionale. E del resto Eto'o e Ibrahimovic hanno avuto anche un recente passato nel campionato spagnolo che comunque definiamo superiore al nostro. O no? Insomma non è smentibile il fatto che la qualità dei giocatori che frequentano la serie A è elevata. Che poi il campionato non ci piaccia, magari per il suo tatticismo esasperato (ma Inter-Roma ne è stata una clamorosa smentita) è un altro discorso. E che i risultati internazionali della nostra selezione e dei nostri club (a eccezione dell'Inter ovviamente) siano stati deludenti in questi anni (tanto da perdere una squadra in Champions) un altro ancora. Abbiamo avuto troppi club che hanno addirittura sacrificato Uefa ed Europa League al campionato, abbiamo fatto errori di programmazione notevoli. Ci mancano sicuramente le punte di eccellenza degli spagnoli Barcellona e Real (Messi, Iniesta, Xavi, Ronaldo etc) ma secondo me i nostri club non hanno poi così tanto di meno di Chelsea, Manchester etc, che pure per convenzione siamo ormai abituati a considerare di un altro pianeta. Ne abbiamo spesso paura ma a un eventuale Rooney oggi il Milan potrebbe contrapporre un Ibra maturato e sicuramente più forte perfino di due anni fa. E ancora: Eto'o vale molto meno di Fernando Torres che è costato 58 milioni ad Abramovich? Se pesassimo i due in gol (9 lo spagnolo, 27 il camerunense) invece che in valore di mercato non credo proprio. No, penso che con gli inglesi possiamo battercela. E poi lo scorso anno l'Inter ha fatto fuori Barcellona e Bayern: non ha vinto per caso. Certo è assolutamente vero che non ci sono calciatori della serie A in nazionali "nuove" come la Spagna campione del mondo e la Germania muticulturale o comunque di riferimento come l'Inghilterra. Però nel Brasile ci sono comunque sei calciatori che giocano da noi (Julio Cesar, Neto, Thiago Silva, Hernanes, Pato e Robinho) e addirittura 8 li troviamo nell'Argentina (Andujar, Zanetti, Cambiasso, Milito, Pastore, Burdisso, Sosa e Lavezzi). Non saranno più i tempi di Maradona e Falcao, ma se la serie A è così malmessa perché tanti giocano da noi? Evidentemente il campionato italiano è meno peggio di ciò che si crede e anzi - questo sì - finisce per essere più che altro una grande scuola per gli stranieri che vi giocano piuttosto che per i nostri azzurri. Certo si può sempre sostenere che Argentina e Brasile ai mondiali non hanno fatto nulla, però che non contino un tubo sarebbe davvero troppo.

Fonte: Repubblica

Guerra nel calcio: Tutti contro tutti.

Guerra su tutti i fronti nel mondo del calcio, con il coinvolgimento anche del Coni: Gianni Petrucci ha attaccato duramente Mario Macalli, presidente della Lega Pro per quella pubblicità sui quotidiani, non certo perché Macalli si è rivolto ad un organo del Coni, il Tnas, per avere chiarezza sui diritti tv. Anche il presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, è contro Macalli: "Condividiamo ogni singola parola e il senso profondo delle autorevoli dichiarazioni del presidente Petrucci. Restiamo sorpresi e amareggiati dalla forma e dalla sostanza delle rivendicazioni economiche della Lega Pro". Viene messa in discussione anche la posizione di Macalli come vicepresidente della Figc mentre Abodi ripropone il 'patto per il calcio'. Proposta più che saggia ma le parti sono lontanissime. Fra il presidente Giancarlo Abete e la Lega di serie A, ad esempio, lo scontro è durissimo. Dall'estate scorsa i tre rappresentanti della Lega maggiore (Maurizio Beretta, il presidente, più i due consiglieri Massimo Cellino e Claudio Lotito) non partecipano più ai consigli federali dopo la norma sugli extracomunitari, ma non partecipano nemmeno alle riunioni delle commissioni statuto e riforma campionati. Carlo Tavecchio ha cercato di riavvicinare le parti, ma due cene romane non sono state sufficienti. Ora siamo alla rottura totale. Abete ha già detto che non accetta ricatti da parte di nessuno: il 22 o 23 febbraio si riunisce il consiglio federale che dovrà discutere sullo stop ai ripescaggi (voluto soprattutto dalla Lega Pro) e sulla radiazione di Moggi e c. (ma è probabile che prenda tempo). Come se ne esce da questa situazione di stallo? Dopo un 2010 terribile, Abete aveva riavviato la macchina della Federcalcio: vedi la scelta dei ct, il rilancio del Club Italia, l'arrivo di Baggio, Sacchi e Rivera, eccetera. Ma sul fronte delle riforme è ancora tutto fermo, l'opposizione della Lega di A pesa, eccome. Forse sarà necessario convocare un tavolo con tutte le componenti, senza aspettare l'assemblea straordinaria di giugno dove, a forza di veti incrociati, c'è il rischio che sia un (mezzo) fallimento. E' arrivato il momento che Abete si faccia sentire, così come era successo in occasione del contratto dei calciatori.

Fonte spy

Petrucci attacca Macalli "Basta insulti e minacce"


Le pagine di pubblicità sui quotidiani, con duri attacchi alla Lega di A e B, non sono affatto piaciute: il presidente del Coni, Gianni Petrucci, oggi, al termine della Giunta, è stato molto severo nei confronti del presidente della Lega Pro, Mario Macalli:"Non è accettabile quel tono di minacce, di insulti. Vuole scioperare? Lo faccia, non cambia niente. Una brutta pagina. Una pessima immagine. E ricordo che Macalli è anche vicepresidente della Federcalcio...". Potrebbe intervenire adesso il garante dell'etica del Coni, mentre qualcuno chiederà a Macalli di fare un passo indietro, lasciando la vicepresidenza della Figc. Contro il n.1 della Lega Pro, ex serie C, anche Andrea Abodi, presidente della Lega di B, tirata in ballo. Molto duro anche Giancarlo Abete, presidente Figc: ''Ben vengano le proposte, ma non possiamo assolutamente accettare ricatti''. Sulla stessa lunghezza d'onda Maurizio Beretta, n.1 della Lega di A: "Sono con Petrucci, al 100 per cento. Le accuse di Macalli sono infondate". Anche Carlo Tavecchio, n.1 della Lega Dilettanti, non condivide la richiesta della Lega Pro di avere il 3% dei diritti tv. La guerra dentro il mondo del calcio ha raggiunto toni altissimi, preoccupanti. "Per questo ci vuole un patto fra di noi", ha spiegato Abodi, che sta facendo di tutto per convincere la Lega di A a partecipare di nuovo al governo del calcio (da giugno infatti diserta i consigli federale). Un governo dimezzato sinora

Fonte spycalcio.

mercoledì 2 febbraio 2011

CALCIO FEMMINILE e l'AUTONOMIA.

Cancellata la divisione calcio femminile?
C'è agitazione alla divisione calcio femminile, che fa parte della famiglia della Lega Dilettanti: si è tenuta di recente l'assemblea e il presidente, Giancarlo Padovan, ha dovuto replicare a non poche contestazioni, dovute prevalentemente ai problemi di bilancio (male comune nel mondo dello sport, e non solo). Inoltre c'è un progetto che prevede l'abolizione della divisione calcio femminile: ne dovrà parlare l'assemblea straordinaria per la riforma dello statuto della Figc (che si terrà quest'anno). La divisione calcio femminile attualmente ha un suo consiglio di 9 membri (troppi secondo alcuni) e il battagliero Padovan siede in consiglio federale.

F
onte:spy